7.000.000
in fumo
Continua
in AMA lo stillicidio di automezzi incendiati. Autocompattatori e
spazzatrici andati in “fumo” ma anche CRC, CR, e CLS ammassati
nei piazzali delle autorimesse in attesa di riparazione. Non
conosciamo il numero esatto, l’azienda si guarda bene dal
diffondere questi dati, preferisce intimidire chi segnala guasti e
anomalie. Tuttavia ne conosciamo i motivi, primo fra tutti la pesante
riduzione degli investimenti, da 32 milioni del 2014 a 5 milioni del
2017, che impedisce lo svecchiamento del parco mezzi, ma anche la
grave incuria con cui i mezzi di lavoro, operativi h24, 7gg su 7,
vengono gestiti. Ma se per l’assenza di investimenti le
responsabilità sono politiche, per l’incuria le responsabilità
sono da addebitare tutte al nostro management sordo alle segnalazioni
che indicano nell’assenza di lavaggi efficienti la causa maggiore
di incendi e guasti sui mezzi di lavoro. Centinaia di migliaia di
euro che vanno letteralmente in fumo perché i residui dei rifiuti
non lavati inceppano gli organi di compattazione o si incendiano a
contatto con le parti calde degli automezzi. Un danno che ha pesanti
ricadute sul servizio ma anche sulla salute e la sicurezza degli
operatori.
7.000.000
di euro è il valore di circa 96 ore che ogni lavoratore ha regalato
ad AMA nell’ultimo anno grazie al CCNL che Cgil, Cisl, Uil e Fiadel
hanno firmato e che ha portato la settimana lavorativa da 36 a 38
euro a parità di salario.
7.000.000
di euro messi in bilancio da AMA ad inizio
anno ma dilapidati da una classe dirigente incapace e dalla Giunta
Capitolina che non ha avuto il coraggio di mantenere le promesse
fatte in campagna elettorale. Già a giugno 2017 la relazione
semestrale di AMA ci informava della perdita di quasi 6 milioni di
euro, e negli ultimi sei mesi la situazione è evidentemente
peggiorata malgrado il tentativo maldestro di occultare i dati reali.
Gli impianti TMB in continua sofferenza e nuovi accordi fra Regione
Lazio e le Regioni Toscana e Abruzzo per il trasferimento dei rifiuti
indifferenziati, ci dicono che la Raccolta Differenziata è rimasta
ferma al “palo” se non addirittura diminuita, mentre il balletto
di nomine ai vertici aziendali continua a vedere dirigenti che
intascano ricchi compensi ma non pagano per i loro fallimenti, come
dimostra la dipartita dell’ex Direttore Generale Stefano Bina, uomo
da 250.000 euro annui.
I
sacrifici imposti ai lavoratori non sono serviti a creare un solo
posto di lavoro né a migliorare il servizio alla città, ma sono
stati dilapidati da una giunta capitolina inconcludente e da una
classe dirigente incapace
Oltre
al danno la beffa. L’aumento dell’orario e dei carichi di lavoro
non ha portato un solo euro nelle tasche dei lavoratori, malgrado
l’accordo sul premio di produttività firmato prima delle elezioni
RSU