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Oggi

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Di giorno

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sabato 16 aprile 2016

STOP TRIVELLE


Il referendum del 17 aprile è l’occasione per fermare le trivellazioni in mare, cancellando la norma che consente alle società petrolifere di avere concessioni di ricerca e di estrazione (entro le dodici miglia marine dalla costa) senza limiti di tempo. Le trivelle, hanno sottolineato i tre organizzatori durante la conferenza stampa, sono il simbolo tecnologico del petrolio: vecchia energia fossile causa di inquinamento, dipendenza economica, conflitti, protagonismo delle grandi lobby, estesa corruzione. Le riserve su cui punta il Governo non sono in alcun modo direttamente collegate al soddisfacimento del fabbisogno energetico nazionale. Qualora lo fossero le riserve certe presenti sotto il mare italiano sarebbero in grado di soddisfare il fabbisogno energetico del nostro Paese per 7 settimane per il petrolio e 6 mesi per il gas. In tutto ciò a guadagnarci sono solo i petrolieri. Alle casse dello Stato vengono versati dalle multinazionali del petrolio 340 milioni di euro circa all’anno, un’inezia. Il “petrolio” degli italiani è ben altro ed è dato da turismo, pesca, produzioni alimentari di qualità, biodiversità, innovazione industriale ed energia alternativa. Trivellare il mare italiano vuol dire mettere a rischio tutti questi mondo, non soltanto dal punto di vista di patrimonio naturale ma anche economico e sociale.
Per questo nell’appello sottoscritto oggi, i tre organizzatori hanno ribadito l’urgenza che “l’Italia acceleri la transizione energetica, si doti di un piano industriale strategico per lo sviluppo sostenibile per costruire un futuro basato sull'efficienza energetica e le fonti rinnovabili distribuite, una economia sostenibile e equa con una industria innovativa ed ecocompatibile, la piena occupazione e la democrazia partecipativa”.
“È insensato puntare sull’estrazione di gas e petrolio per garantire la nostra indipendenza energetica, il futuro dell'energia non passa dalle trivelle e dalle fonti fossili, ma dalle rinnovabili e dall'efficienza energetica come dimostrano i molti comuni che in questi anni hanno scommesso su una gestione innovativa e sostenibile del territorio. Per questo al referendum del 17 aprile chiediamo di votare sì per fermare le trivelle, per salvaguardare l’ambiente, l’ecosistema marino e le sue ricchezze, per difendere i posti di lavoro dati dal turismo e dalla pesca, e per riaffermare il protagonismo e la vocazione dei territori che parla di agricoltura, turismo, cultura e sostenibilità. Un sì importante che guarda al futuro fatto di energia rinnovabile, innovazione e rispetto della vocazione dei territori. Per questo chiediamo al Governo Renzi di abbandonare le fonti fossili e dotare al più presto l’Italia di una strategia energetica nazionale all’altezza delle sfide attuali e in linea con gli accordi della Cop 21”, dichiara Rossella Muroni in rappresentanza del comitato referendario.
"L'iniziativa referendaria delle Regioni - aggiunge Dante Caserta, sempre del comitato referendario - è un fatto eclatante nella storia repubblicana e mette in discussione una politica energetica fatta a suon di decreti legge in cui il Governo impone le sue politiche frutto di mera improvvisazione e di equilibri corporativi. È dal 1988 che l'Italia non ha un Piano Energetico Nazionale, mentre la Strategia Energetica Nazionale del 2013 è nata morta. Noi chiediamo una Conferenza nazionale per discutere dei nuovi obiettivi post Parigi per andare decisamente verso la direzione della decarbonizzazione dell'economia, un'emancipazione dalle fonti fossili che tuteli l'ambiente e crei nuovi posti di lavoro. Il 17 aprile sarà occasione per ribadire queste nostre richieste

giovedì 14 aprile 2016

Accordi non applicati