Il nostro è un sindacato costruttivo

fatto da lavoratori che amano questa città! Per questo ci impegnamo per rendere efficiente la nostra azienda, perchè é l'azienda di tutti i romani!

Ieri

Come eravamo

Oggi

Una figura che ancora ci accompagna nel segno della tradizione

Di giorno

Ci prendiamo cura della bellezza di questa città!

Di notte

Il nostro lavoro prosegue quando tutti dormono!

domenica 21 dicembre 2014

APPELLO A TUTTI I LAVORATORI DI AMA SpA
 E SOCIETA’ COLLEGATE

Siamo un gruppo di lavoratori di AMA SpA promotori di una sottoscrizione dei lavoratori AMA, per chiedere all’azienda di ripristinare la buona consuetudine, sempre rispettata fino a poco tempo fa, di concedere il subentro al posto di lavoro del coniuge/figlio superstite, di lavoratore deceduto in servizio; questo, ovviamente, nel caso si tratti di una famiglia senza ulteriore reddito e soprattutto in presenza di orfani minori d’età. Purtroppo, anche recentemente, è accaduto che alla vedova di un nostro collega deceduto in servizio nel marzo 2013 è stato negato dall’AMA il subentro come operaia a posto del marito, pur in presenza di un’orfana nata nel giugno 2012. Questa buona prassi che chiediamo all’AMA di ripristinare, non costituirebbe una mera operazione di assistenzialismo ma rientrerebbe in quanto auspicato dalla Responsabilità Sociale d’Impresa. Come approfondisce la Strategia Europea sulla Responsabilità Sociale d’Impresa 2011-2014 , la Responsabilità Sociale va oltre il rispetto delle prescrizioni di legge e individua pratiche e comportamenti, che un’impresa adotta su base volontaria, nella convinzione di ottenere dei risultati che possano arrecare benefici e vantaggi a se stessa e al contesto in cui opera. Se l’AMA tornasse a sentire l’obbligo morale di consentire il sostentamento alla famiglia del lavoratore deceduto prematuramente, questo accrescerebbe il senso di appartenenza dei lavoratori all’azienda con prevedibili vantaggi in termini di qualità del lavoro. Senza contare poi che, in questo modo, si impedirebbe il ricorso di vedove/orfani all’assistenza pubblica con conseguenti ricadute economiche su tutta la collettività.
Firmate per far ripristinare all’AMA SpA la buona prassi del subentro al posto di lavoro del coniuge/figlio superstite, di lavoratore deceduto in servizio, soprattutto se in presenza di orfani minori!
Allegati a questo appello troverete i moduli da compilare che andranno consegnati – in originale – entro il 20 gennaio 2015 ai referenti:  Angela Sepe - Enrico Del Duca


SCARICA  appello e modulo

L'albero della vergogna




COMUNICATO STAMPA
L’albero della vergogna sotto la sede di AMA
Ecco i “regali di Natale” dei vertici aziendali alla città




Lunedì 22 dicembre dalle 11.00 alle 15..00 in via Calderon de la Barca sotto la direzione di AMA ci sarà una manifestazione indetta da USB e dal Coordinamento operaio di Ama per esprimere l’indignazione dei lavoratori nei confronti dei vertici aziendali scandalosamente implicati nel sistema degli appalti di Mafia Capitale.
Ama, la nomina shock: il capo dell'anticorruzione Fiscon finito in manette

La cessione di parti del servizio ai privati o al sistema delle cooperative è servito in questi anni a far crescere i costi, a precarizzare il lavoro e ad alimentare circuiti malavitosi. E contemporaneamente il sistema dei rifiuti continua ad essere gestito da vertici incompetenti e compromessi.


 L’albero della vergogna realizzato dai lavoratori di AMA, che sarà posizionato davanti alla direzione dell’azienda, servirà a simboleggiare le malefatte di una struttura dirigente che continua a fare danni a cittadini e dipendenti.

http://roma.repubblica.it/cronaca/2014/12/17/news/ama_la_nomina_shock_il_capo_dell_anticorruzione_fiscon_finito_in_manette-103076064/

sabato 6 dicembre 2014

Roma, xx novembre 2014

Oggetto: richiesta di incontro Impianto Multimateriale Via Laurentina.

In seguito all’atteggiamento vessatorio, ripetuto e perpetrato dal Responsabile dell’Impianto AMA Multimateriale di Via Laurentina, Ing. P. De Felice, ai danni dei lavoratori che hanno segnalato le problematiche relative alla gestione dell’impianto stesso, la scrivente O.S. chiede un incontro chiarificatore che eviti il ricorso ad eventuali azioni sindacali e legali necessarie a tutelare i lavoratori e il servizio pubblico.


Certi di positivo e sollecito riscontro, porgiamo distinti saluti.

Esecutivo Regionale Confederale Maria Teresa Pascucci
LE MANI SPORCHE SULLA CITTA’
Gli arresti e gli indagati eccellenti di Roma riferiscono di un sistema politico di gestione delle risorse pubbliche attraverso gli appalti pesantemente pervaso da interessi mafiosi: si tratta dell’ennesimo caso, non sarà l’ultimo.
L’ascesa del potere della finanza sulla politica e la conseguente ricerca del profitto su tutto ciò che riguarda i beni pubblici inesorabilmente portano al prevalere dell’interesse privato, sfociando ormai costantemente nel mare aperto dell’illegalità .
La rappresentanza politica è una marionetta in mano a questi interessi criminal/economici.
Il capitale vuole essere lasciato libero di definire le regole ed assoggettare ad esse tutte le scelte di rilevanza pubblica (come i servizi pubblici generali e quelli locali) ed è inevitabile che sull'altare del profitto si sacrifichino via via trasparenza, eticità, e la stessa legalità.
E’ un fiume di denari, un sistema consolidato di clientele, occupazione di spazi ed incarichi pubblici, che è servito a finanziare interessi economici e personali, che nulla avevano ed hanno a che spartire con la gestione dei servizi pubblici. Il caso di Roma arriva da ultimo, dopo il Mose, l’Expo……
L' USB da tempo aveva denunciato al Sindaco Marino le storture nella gestione Ama, e fino a pochi giorni fa anche all'Assessore all'Ambiente, sottolineando che aver cambiato solo l'amministratore delegato ed il capo del personale, lasciando inalterata tutta la rete dei dirigenti che gestiva l'AMA con Panzironi, non avrebbe prodotto nè miglioramenti nè trasparenza.
L'arresto, tra gli altri, di Fiscon, Direttore Generale di AMA ci ha dato pienamente ragione.
Nel frattempo, i servizi sono peggiorati, sono peggiorate le condizioni materiali dei lavoratori e delle lavoratrici, triturati nel vortice del sistema degli appalti e subappalti.
Una “clausola sociale” che è valsa solo a garantire ruberie e malaffare: non la qualità dei servizi, non l’occupazione e salari dignitosi ai lavoratori, non la tutela dell’ambiente (pensiamo alle speculazioni proprio nel settore dei rifiuti).
L’indagine “Mondo di Mezzo” ha scoperchiato, se ce ne fosse stato ancora ulteriore bisogno, un immenso verminaio di corruttela e malaffare che ha pervaso la politica e la gestione della cosa pubblica. In perfetto stile bipartisan:
la destra che fomenta le periferie sui problemi dell’immigrazione è la stessa destra che, quando amministra, distribuisce appalti ad amici e complici mafiosi.
La sinistra che abbandona le periferie per i salotti buoni è la stessa che, quando amministra, privatizza tutto, la scuola, la sanità e i servizi sociali.
Il controllo è totale e i costi collettivi aumentano, clientele e corruzione imperversano, corrompendo anche settori popolari e proletari con un disegno unico, il profitto e il potere, in cambio della sopravvivenza, della precarietà generalizzata, del controllo sociale e del ricatto, quindi il degrado della dignità, spesso con il compiacente silenzio dei sindacati confederali.
Se una spending review si deve fare, la si faccia nei confronti del sistema delle nomine nelle aziende partecipate e nel sistema degli appalti pubblici: si mettano in trasparenza i tanti, troppi “lati oscuri” e si riprenda il governo della cosa pubblica.
Anche per questo abbiamo scioperato il 24 ottobre e continueremo con iniziative di lotta: perché i servizi pubblici locali ritornino nelle mani dei cittadini, perché il governo della cosa pubblica sia affidato alle assemblee elettive, perché la gestione delle società pubbliche, che pubbliche devono rimanere, sia agito da persone che rispondono agli interessi della collettività , e non a quelli privatistiche del profitto.
A chi in queste ora invoca la privatizzazione delle aziende pubbliche, a seguito del malaffare che le ha inquinate, rispondiamo che il malaffare risiede proprio laddove sono state fatte le privatizzazioni e si è utilizzato lo strumento degli appalti.
La nostra risposta e proposta è una ricomposizione degli interessi popolari che veda uniti dipendenti e cittadini utenti e che, a partire da problemi concreti, imponga con la lotta nuovi metodi di scelta e intervento per la gestione dei beni comuni e dei servizi fuori dalla logica del profitto, a partire dalla reinternalizzazione di ampi settori di servizi pubblici.


Roma, 2.12.2014                                                                                 

lunedì 13 ottobre 2014


CHI TIRA IL CARRETTINO……E CHI SI
INTASCA IL PREMIO DI RISULTATO.

Da oltre un anno le condizioni di lavoro per i dipendenti AMA sono cambiate. Con l’estensione del PAP sono aumentati i servizi e i carichi di lavoro, inoltre i trasferimenti hanno raggiunto dimensioni da esodo di massa, creando pesanti disagi ai lavoratori delle zone.
Purtroppo il “capolavoro” confezionato dalle consulenze esterne, in tandem con i nostri uffici preposti, ha prodotto una pianificazione improvvisata che ha messo a dura prova l’impegno di migliaia di operatori e autisti. Ignorare l’apporto di chi vive e lavora sul territorio e affidarsi totalmente al censimento telematico e alle mappe elettroniche significa: 1) non tenere conto delle utenze in nero (domicili non registrati), centinaia di migliaia di cittadini che riversano per strada tonnellate di rifiuti perché privi di cassonetti o mastelli; 2) redigere itinerari improbabili con strade senza uscita, inaccessibili, sterrate e abitazioni prive di numeri civici. A queste evidenti carenze bisogna aggiungere: il blocco delle assunzioni a fronte della richiesta di nuovi servizi; la scarsità di macchine-madri sul territorio a causa di deficienze organizzative nelle officine; le criticità riscontrate negli impianti; l’insufficiente rapporto fra utenza e azienda, limitato alla linea verde che registra le segnalazioni ma non fornisce risposte tempestive e soddisfacenti alle istanze dei cittadini che esasperati scaricano il proprio malcontento sui lavoratori e non sono incoraggiati a comportamenti virtuosi.
Nonostante siano evidenti le responsabilità, l’Azienda, il Sindaco e la stampa hanno volutamente individuato nei diritti dei lavoratori le “cause di tutti i mali”.
Quindi, trionfo dell’ipocrisia, i nostri dirigenti si sono fatti carico di correggere le storture:
-rimodulare l’art.10 e ridistribuirlo in base alla presenza;
-minacciare di licenziamento i dipendenti con malattie lunghe (quindi affetti da patologie gravi);
-ridurre ad un solo operatore il servizio della base anche se i cassonetti e i giri di raccolta sono
invasi dai rifiuti;
-spalmare il piano ferie da inizio giugno a fine settembre e ridurre la fruizione a Natale e Pasqua;
-aumentare la pressione degli agenti del gruppo ispettivo sui lavoratori invece di incrementare il
controllo, l’informazione e sanzionare chi non rispetta il corretto conferimento dei rifiuti;
-limitazione alla fruizione dei permessi previsti dalla legge 104.

Oltre al danno la beffa. L’obiettivo del 50% di raccolta differenziata entro il 2014 porterà nelle tasche dei nostri dirigenti un premio di risultato già previsto dal loro contratto, nonostante i superminimi invariati e le sostanziose buonuscite ( il C.d.A. non ha smentito i 500.000 euro a Paolo Passi, campione di incompetenza e protagonista della stagione di parentopoli).
I lavoratori che si sono fatti carico del gap accumulato dall’azienda in anni di malagestione e inefficienza, che continueranno a supportare le deficienze di una pianificazione improvvisata raccogliendo tonnellate di rifiuti sparsi nelle strade vedono peggiorare le condizioni di lavoro, attaccare i loro diritti e non riconosciuto il loro contributo al raggiungimento dello stesso obiettivo.

E le RSU?...prigioniere di CGIL CISL UIL e FIADEL malgrado il mandato avuto dai lavoratori.

Il nuovo C.d.A. doveva rappresentare il cambiamento, ma conferma la celebre frase di un vecchio film: “tutto cambia perché tutto rimanga com’era”.

Lettera al Sindaco Marino sull'impianto Multimateriale Laurentino

venerdì 10 ottobre 2014


sblocca def2
 14 ottobre  SIT IN contro il TTIP 

P.zza Madonna di Loreto
h. 16.00 – 20.00

Martedì 14 ottobre, il viceministro all’Economia, Carlo Calenda, ha convocato a Palazzo Colonna, in piazza SS. Apostoli, un evento con cena rivolto ai businessmen e all’imprenditoria con i ministri al commercio UE e i negoziatori del TTIP, il trattato che vuole trasformare l’Europa e gli Usa in un paradiso delle multinazionali, sopprimendo le norme in difesa dei diritti dei lavoratori, gli standard ambientali, mercificando i beni comuni e privatizzando i servizi pubblici locali. Tutto ciò si svolge nella più totale segretezza e opacità, tentando di mettere una pietra tombale anche sulla democrazia.

Martedì 14 ottobre le donne e gli uomini che lottano per la difesa e l’estensione dei diritti dei lavoratori, per la salvaguardia dell’ambiente e la riappropriazione dei beni comuni, per diritti sociali per tutti e per una nuova democrazia partecipativa saranno in piazza per dire tutte e tutti assieme “STOP TTIP”

 15-16 ottobre  Blocca lo #SbloccaItalia 

P.zza Montecitorio
h. 10.00 – 14.00

Il 15 e il 16 ottobre oltre 130 tra comitati, organizzazioni sociali, associazioni e reti territoriali e nazionali attive su estrazioni petrolifere, infrastrutture energetiche, grandi opere, acqua e servizi pubblici locali, gestione dei rifiuti, bonifiche, salute e ambiente, saranno in piazza a Roma per una due giorni di presidio sotto il parlamento durante la discussione in aula per la conversione in legge del decreto Sblocca-Italia.

Il decreto spalanca le porte ad una ulteriore messa a profitto dei territori mascherata da occasione di rilancio per la malconcia economia nazionale, oltre a porre una questione che ha direttamente a che vedere con lo svuotamento dei processi democratici:  avocando presso il potere centrale, nello specifico i Ministeri competenti, ogni decisione riguardante le concessioni per le attività estrattive, il decreto mina ancor più il ruolo delle amministrazioni locali nelle decisioni che riguardano progetti fortementi impattanti a livello territoriale.

L'APPELLO

BLOCCA LO SBLOCCA-ITALIA”, DIFENDI LA TUA TERRA!
Partecipa alla campagna contro il decreto che distrugge il belpaese, il 15-16 ottobre a Roma due giorni di presidio di cittadini e comitati davanti al parlamento

Un attacco all’ambiente senza precedenti e definitivo: è il cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” varato dal Governo Renzi il 13 settembre scorso. Un provvedimento che condanna il Belpaese all’arretratezza di un’economia basata sul consumo intensivo di risorse non rinnovabili e concentrata in poche mani. È un vero e proprio assalto finale delle trivelle al mare che fa vivere milioni di persone con il turismo; alle colline dove l’agricoltura di qualità produce vino e olio venduti in tutto il mondo; addirittura alle montagne e ai paesaggi sopravvissuti a decenni di uso dissennato del territorio. Basti pensare che il Governo Renzi rilancia le attività petrolifere addirittura nel Golfo di Napoli e in quello di Salerno tra Ischia, Capri, Sorrento,  Amalfi e la costiera Cilentana, dell'omonimo Parco Nazionale.
Si arriva al paradosso che le produzioni agricole di qualità, il nostro paesaggio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano inquinamento, compresi quelli per la produzione energetica da fonti rinnovabili quando realizzati in maniera responsabile e senza ulteriore consumo di territorio, non sono attività strategiche a norma di legge. Lo sono, invece, i pozzi e l’economia del petrolio che, oltre a costituire fonti di profitto per poche multinazionali, sono causa dei cambiamenti climatici e di un pesante inquinamento.

Mentre il mondo intero sta cercando di affrancarsi da produzioni inquinanti, il Governo Renzi per i prossimi decenni intende avviare la nostra terra su un binario morto dell’economia. Eppure l’industria petrolifera non ha portato alcun vantaggio ai cittadini ma ha costituito solo un aggravamento delle condizioni sociali ed ambientali rispetto ad altre iniziative legate ad un’economia diffusa e meno invasiva.

Nel Decreto la gestione dei rifiuti è affidata alle ciminiere degli inceneritori, mentre l’Italia dovrebbe puntare sulla necessaria riduzione dei rifiuti e all’economia del riciclo e del riutilizzo delle risorse. Tanti comuni italiani hanno raggiunto percentuali del 70-80% di raccolta differenziata coinvolgendo intere comunità di cittadini. Bruciare i rifiuti significa non solo immettere nell’ambiente pericolosissimi inquinanti producendo ceneri dannose alla salute e all’ambiente ma trasforma in un grande affare, concentrato in poche mani, quello che potrebbe essere una risorsa economica per molti.

Le grandi opere con il loro insano e corrotto “ciclo del cemento” continuano ad essere il mantra per questo tipo di “sviluppo” mentre interi territori aspettano da anni il risanamento ambientale. Chi ha inquinato deve pagare. Servono però bonifiche reali, non affidate agli stessi inquinatori e realizzate con metodi ancora più inquinanti; l’esatto opposto delle recenti norme con cui si cerca di mettere la polvere tossica sotto al tappeto. Addirittura il “sistema Mose” diventa la regola, con commissari e “general contractor” che gestiranno grandi aree urbane in tutto il Paese, partendo da Bagnoli.  Questo Decreto anticipa nei fatti le peggiori previsioni della modifica della Costituzione accentrando il potere in poche mani ed escludendo le comunità locali da qualsiasi forma di partecipazione alla gestione del loro territorio..

Il provvedimento si configura come un primo passaggio propedeutico alla piena realizzazione del piano complessivo di privatizzazione e finanziarizzazione dell’acqua e dei beni comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente con la legge di stabilità.

Riteniamo che il Parlamento debba far decadere le norme di questo Decreto chiarendo che le vere risorse strategiche del nostro paese sono il nostro sistema agro-ambientale con forme di economia diffusa, dal turismo consapevole all’agricoltura, dalle rinnovabili diffuse alle filiere del riciclo e del riutilizzo.  Contrastare questo Decreto è un impegno affinché la bellezza del paese non sfiorisca definitivamente sacrificata sull’altare degli interessi di pochi petrolieri, cementificatori e affaristi dei rifiuti e delle bonifiche







SCIOPERO GENERALE 24 OTTOBRE 2014

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JOBS ACT: USB, LA RISPOSTA VERA È LO SCIOPERO GENERALE

24 OTTOBRE 2014 - 24 ORE -

MANIFESTAZIONI IN TUTTE LE REGIONI


Nazionale – giovedì, 09 ottobre 2014
Lo scempio dei diritti dei lavoratori che si è consumato ieri notte in Senato, con la fiducia “in bianco” e di dubbia costituzionalità chiesta dal governo Renzi sul jobs act, può e deve essere contrastata. Lo sciopero generale nazionale di 24 ore, proclamato dall’Unione Sindacale di Base per il 24 ottobre prossimo, è la risposta urgente e netta a queste politiche contro il mondo del lavoro, attuate da Renzi  in continuità con i governi precedenti, in spregio al Parlamento e sotto dettatura della troika.

Di fronte a questo attacco non sono sufficienti le manifestazioni, come quelle proclamate dalla Cgil o dalla Fiom: se si è contro il jobs act si deve scioperare. E lo sciopero generale del 24 ottobre coinvolgerà tutti i settori del lavoro pubblico e privato: dai trasporti alla sanità,  dalla ricerca alla grande distribuzione, con manifestazioni provinciali e regionali nella piazze di tutta Italia.

Piazze in cui l’USB chiama anche tutte le lavoratrici ed i lavoratori precari, i disoccupati, gli studenti, per i quali Renzi sta preparando un futuro di nuova schiavitù, insieme ai pensionati, ai cassintegrati, ai lavoratori in mobilità, che vengono destinati ad una vita di miseria.

L’USB invita inoltre tutte le forze politiche e sociali, tutti i movimenti e le associazioni che hanno espresso la loro opposizione al jobs act, ad utilizzare, sostenere e promuovere lo sciopero generale del 24 ottobre, per dare un forte e inequivocabile segnale di lotta a chi ci vorrebbe privare dei diritti e della dignità.





martedì 7 ottobre 2014

CHI TIRA IL CARRETTINO……E CHI SI
 INTASCA IL PREMIO DI RISULTATO.

Da oltre un anno le condizioni di lavoro per i dipendenti AMA sono cambiate. Con l’estensione del PAP sono aumentati i servizi e i carichi di lavoro, inoltre i trasferimenti hanno raggiunto dimensioni da esodo di massa, creando pesanti disagi ai lavoratori delle zone.
Purtroppo il “capolavoro” confezionato  dalle consulenze esterne, in tandem con i nostri uffici  preposti, ha prodotto una  pianificazione improvvisata che ha messo a dura prova l’impegno di migliaia di operatori e autisti. Ignorare l’apporto di chi vive e lavora sul territorio e affidarsi totalmente al censimento telematico e alle mappe elettroniche significa: 1) non tenere conto delle utenze in nero (domicili non registrati), centinaia di migliaia di cittadini che riversano per strada tonnellate di rifiuti perché privi di cassonetti o mastelli; 2) redigere itinerari improbabili con strade senza uscita, inaccessibili, sterrate e abitazioni prive di numeri civici.  A queste evidenti carenze bisogna aggiungere:  il blocco delle assunzioni a fronte della richiesta di nuovi servizi;  la scarsità di macchine-madri sul territorio a causa di deficienze organizzative nelle officine; le criticità riscontrate negli impianti;  l’insufficiente rapporto fra utenza e azienda, limitato alla linea verde che registra le segnalazioni ma non fornisce risposte tempestive e soddisfacenti alle istanze dei cittadini che esasperati scaricano il proprio malcontento sui lavoratori e non sono incoraggiati a comportamenti virtuosi.
Nonostante siano evidenti le responsabilità, l’Azienda, il Sindaco e la stampa hanno volutamente individuato nei diritti dei lavoratori le “cause di tutti i mali”.
Quindi, trionfo dell’ipocrisia, i nostri dirigenti si sono fatti carico di correggere le storture:
-rimodulare l’art.10 e ridistribuirlo in base alla presenza;
-minacciare di licenziamento i dipendenti con malattie lunghe (quindi affetti da patologie gravi);
-ridurre ad un solo operatore il servizio della base anche se i cassonetti e i giri di raccolta sono
invasi dai rifiuti;
-spalmare il piano ferie da inizio giugno a fine settembre e ridurre la fruizione a Natale e Pasqua;
-aumentare la pressione degli agenti del gruppo ispettivo sui lavoratori invece di incrementare il  
controllo, l’informazione e sanzionare chi non rispetta il corretto conferimento dei rifiuti;
-limitazione alla fruizione dei permessi previsti dalla legge 104.

Oltre al danno la beffa. L’obiettivo del 50% di raccolta differenziata entro il 2014 porterà nelle tasche dei nostri dirigenti un premio di risultato già previsto dal loro contratto, nonostante i superminimi invariati e le sostanziose buonuscite ( il C.d.A. non ha smentito i  500.000 euro a Paolo Passi, campione di incompetenza e protagonista della stagione di parentopoli).
I lavoratori che si sono fatti carico del gap accumulato dall’azienda in anni di malagestione e inefficienza, che continueranno a supportare le deficienze di una pianificazione improvvisata raccogliendo tonnellate di rifiuti sparsi nelle strade vedono peggiorare le condizioni di lavoro, attaccare i loro diritti e non riconosciuto il loro contributo al raggiungimento dello stesso obiettivo.

E le RSU?...prigioniere di CGIL CISL UIL e FIADEL malgrado il mandato avuto dai lavoratori.

Il nuovo C.d.A. doveva rappresentare il cambiamento, ma conferma la celebre frase di un vecchio film: “tutto cambia perché tutto rimanga com’era”.

sabato 12 luglio 2014

Il Sindaco Marino
in preda a crisi di sconforto spara a zero sui lavoratori.

Oltre al danno, rischiamo il linciaggio!

Ma l’emergenza rifiuti che da un anno rischia di mandare in tilt la capitale ha precise responsabilità e i lavoratori AMA insieme alla cittadinanza sono le vittime sacrificali ad un sistema di incompetenti pagati profumatamente e lontani dal tanfo della monnezza lasciata a marcire per giorni in strada.

Per chi non sa o fa finta di non sapere, facciamo chiarezza sui motivi di tale emergenza:

-quasi 2000 operatori sono stati spostati nei municipi dove è partito il Porta a Porta, altri 500 verranno trasferiti a settembre, ciò significa che nelle zone dove permane la raccolta stradale con cassonetti si è creato un vuoto di personale non colmabile a causa del blocco delle assunzioni;

-per poter accedere a fine anno ai finanziamenti di 35mln bisogna raggiungere il 50% di differenziata, ciò significa che non si dà la precedenza alla raccolta dell’indifferenziato;
-Cerroni sfrutta l’insufficienza degli impianti di trattamento e smaltimento per tenere AMA sotto scacco. 

Attualmente sono in funzione gli impianti AMA del Salario e Rocca Cencia più il tritovagliatore e gli impianti di Malagrotta di Cerroni. Guasti tecnici, casuali o voluti, producono continui rallentamenti confile interminabili di autocompattatori impossibilitati a scaricare.

Quotidianamente in media circa il 50% di camion sostano carichi dentro le autorimesse, di conseguenza anche i furgoni di zona rimangono
pieni;

A causa delle suddetta situazione gli operatori sono costretti a lavorare in continua emergenza sanitaria a contatto con i rifiuti in putrefazione sparsi per strada, oggetto delle rimostranze anche violente dei cittadini e vittime dei luoghi comuni che ne offendono la dignità. Inoltre, come se non bastasse, in alcune zone dove la criticità è più evidente, sono state ridotte le giornate di ferie usufruibili nel piano ferie delle festività natalizie passate e di quelle estive prossime. Si tratta di diritti sacrosanti a cui i lavoratori, loro malgrado, hanno rinunciato.

Per concludere, alcune domande al Sindaco sono d’obbligo:

-dopo il taglio ai fondi previsti dal contratto di servizio a fronte di un aumento dei servizi erogati da AMA
Il sindaco ha verificato che il taglio degli sprechi millantato dal nuovo C.d.A. sia avvenuto realmente, a
cominciare dal taglio dei ricchi stipendi dei dirigenti, passando per l’azzeramento dei superminimi e
finendo alle voci insistenti su corpose buonuscite ai Direttori uscenti?
-come mai a sei mesi di distanza dall’insediamento pomposo del nuovo C.d.A. non sia stato presentato
tuttora un piano industriale che eviti all’AMA di navigare a vista?

Insomma il sindaco marino avrebbe ben altri bersagli per sfogare il proprio sconforto invece di dichiarare falsità alla stampa e infangare chi 24h su 24 sta per strada a tamponare le deficienze altrui.