Il nostro è un sindacato costruttivo

fatto da lavoratori che amano questa città! Per questo ci impegnamo per rendere efficiente la nostra azienda, perchè é l'azienda di tutti i romani!

Ieri

Come eravamo

Oggi

Una figura che ancora ci accompagna nel segno della tradizione

Di giorno

Ci prendiamo cura della bellezza di questa città!

Di notte

Il nostro lavoro prosegue quando tutti dormono!

lunedì 13 ottobre 2014


CHI TIRA IL CARRETTINO……E CHI SI
INTASCA IL PREMIO DI RISULTATO.

Da oltre un anno le condizioni di lavoro per i dipendenti AMA sono cambiate. Con l’estensione del PAP sono aumentati i servizi e i carichi di lavoro, inoltre i trasferimenti hanno raggiunto dimensioni da esodo di massa, creando pesanti disagi ai lavoratori delle zone.
Purtroppo il “capolavoro” confezionato dalle consulenze esterne, in tandem con i nostri uffici preposti, ha prodotto una pianificazione improvvisata che ha messo a dura prova l’impegno di migliaia di operatori e autisti. Ignorare l’apporto di chi vive e lavora sul territorio e affidarsi totalmente al censimento telematico e alle mappe elettroniche significa: 1) non tenere conto delle utenze in nero (domicili non registrati), centinaia di migliaia di cittadini che riversano per strada tonnellate di rifiuti perché privi di cassonetti o mastelli; 2) redigere itinerari improbabili con strade senza uscita, inaccessibili, sterrate e abitazioni prive di numeri civici. A queste evidenti carenze bisogna aggiungere: il blocco delle assunzioni a fronte della richiesta di nuovi servizi; la scarsità di macchine-madri sul territorio a causa di deficienze organizzative nelle officine; le criticità riscontrate negli impianti; l’insufficiente rapporto fra utenza e azienda, limitato alla linea verde che registra le segnalazioni ma non fornisce risposte tempestive e soddisfacenti alle istanze dei cittadini che esasperati scaricano il proprio malcontento sui lavoratori e non sono incoraggiati a comportamenti virtuosi.
Nonostante siano evidenti le responsabilità, l’Azienda, il Sindaco e la stampa hanno volutamente individuato nei diritti dei lavoratori le “cause di tutti i mali”.
Quindi, trionfo dell’ipocrisia, i nostri dirigenti si sono fatti carico di correggere le storture:
-rimodulare l’art.10 e ridistribuirlo in base alla presenza;
-minacciare di licenziamento i dipendenti con malattie lunghe (quindi affetti da patologie gravi);
-ridurre ad un solo operatore il servizio della base anche se i cassonetti e i giri di raccolta sono
invasi dai rifiuti;
-spalmare il piano ferie da inizio giugno a fine settembre e ridurre la fruizione a Natale e Pasqua;
-aumentare la pressione degli agenti del gruppo ispettivo sui lavoratori invece di incrementare il
controllo, l’informazione e sanzionare chi non rispetta il corretto conferimento dei rifiuti;
-limitazione alla fruizione dei permessi previsti dalla legge 104.

Oltre al danno la beffa. L’obiettivo del 50% di raccolta differenziata entro il 2014 porterà nelle tasche dei nostri dirigenti un premio di risultato già previsto dal loro contratto, nonostante i superminimi invariati e le sostanziose buonuscite ( il C.d.A. non ha smentito i 500.000 euro a Paolo Passi, campione di incompetenza e protagonista della stagione di parentopoli).
I lavoratori che si sono fatti carico del gap accumulato dall’azienda in anni di malagestione e inefficienza, che continueranno a supportare le deficienze di una pianificazione improvvisata raccogliendo tonnellate di rifiuti sparsi nelle strade vedono peggiorare le condizioni di lavoro, attaccare i loro diritti e non riconosciuto il loro contributo al raggiungimento dello stesso obiettivo.

E le RSU?...prigioniere di CGIL CISL UIL e FIADEL malgrado il mandato avuto dai lavoratori.

Il nuovo C.d.A. doveva rappresentare il cambiamento, ma conferma la celebre frase di un vecchio film: “tutto cambia perché tutto rimanga com’era”.

Lettera al Sindaco Marino sull'impianto Multimateriale Laurentino

venerdì 10 ottobre 2014


sblocca def2
 14 ottobre  SIT IN contro il TTIP 

P.zza Madonna di Loreto
h. 16.00 – 20.00

Martedì 14 ottobre, il viceministro all’Economia, Carlo Calenda, ha convocato a Palazzo Colonna, in piazza SS. Apostoli, un evento con cena rivolto ai businessmen e all’imprenditoria con i ministri al commercio UE e i negoziatori del TTIP, il trattato che vuole trasformare l’Europa e gli Usa in un paradiso delle multinazionali, sopprimendo le norme in difesa dei diritti dei lavoratori, gli standard ambientali, mercificando i beni comuni e privatizzando i servizi pubblici locali. Tutto ciò si svolge nella più totale segretezza e opacità, tentando di mettere una pietra tombale anche sulla democrazia.

Martedì 14 ottobre le donne e gli uomini che lottano per la difesa e l’estensione dei diritti dei lavoratori, per la salvaguardia dell’ambiente e la riappropriazione dei beni comuni, per diritti sociali per tutti e per una nuova democrazia partecipativa saranno in piazza per dire tutte e tutti assieme “STOP TTIP”

 15-16 ottobre  Blocca lo #SbloccaItalia 

P.zza Montecitorio
h. 10.00 – 14.00

Il 15 e il 16 ottobre oltre 130 tra comitati, organizzazioni sociali, associazioni e reti territoriali e nazionali attive su estrazioni petrolifere, infrastrutture energetiche, grandi opere, acqua e servizi pubblici locali, gestione dei rifiuti, bonifiche, salute e ambiente, saranno in piazza a Roma per una due giorni di presidio sotto il parlamento durante la discussione in aula per la conversione in legge del decreto Sblocca-Italia.

Il decreto spalanca le porte ad una ulteriore messa a profitto dei territori mascherata da occasione di rilancio per la malconcia economia nazionale, oltre a porre una questione che ha direttamente a che vedere con lo svuotamento dei processi democratici:  avocando presso il potere centrale, nello specifico i Ministeri competenti, ogni decisione riguardante le concessioni per le attività estrattive, il decreto mina ancor più il ruolo delle amministrazioni locali nelle decisioni che riguardano progetti fortementi impattanti a livello territoriale.

L'APPELLO

BLOCCA LO SBLOCCA-ITALIA”, DIFENDI LA TUA TERRA!
Partecipa alla campagna contro il decreto che distrugge il belpaese, il 15-16 ottobre a Roma due giorni di presidio di cittadini e comitati davanti al parlamento

Un attacco all’ambiente senza precedenti e definitivo: è il cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” varato dal Governo Renzi il 13 settembre scorso. Un provvedimento che condanna il Belpaese all’arretratezza di un’economia basata sul consumo intensivo di risorse non rinnovabili e concentrata in poche mani. È un vero e proprio assalto finale delle trivelle al mare che fa vivere milioni di persone con il turismo; alle colline dove l’agricoltura di qualità produce vino e olio venduti in tutto il mondo; addirittura alle montagne e ai paesaggi sopravvissuti a decenni di uso dissennato del territorio. Basti pensare che il Governo Renzi rilancia le attività petrolifere addirittura nel Golfo di Napoli e in quello di Salerno tra Ischia, Capri, Sorrento,  Amalfi e la costiera Cilentana, dell'omonimo Parco Nazionale.
Si arriva al paradosso che le produzioni agricole di qualità, il nostro paesaggio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano inquinamento, compresi quelli per la produzione energetica da fonti rinnovabili quando realizzati in maniera responsabile e senza ulteriore consumo di territorio, non sono attività strategiche a norma di legge. Lo sono, invece, i pozzi e l’economia del petrolio che, oltre a costituire fonti di profitto per poche multinazionali, sono causa dei cambiamenti climatici e di un pesante inquinamento.

Mentre il mondo intero sta cercando di affrancarsi da produzioni inquinanti, il Governo Renzi per i prossimi decenni intende avviare la nostra terra su un binario morto dell’economia. Eppure l’industria petrolifera non ha portato alcun vantaggio ai cittadini ma ha costituito solo un aggravamento delle condizioni sociali ed ambientali rispetto ad altre iniziative legate ad un’economia diffusa e meno invasiva.

Nel Decreto la gestione dei rifiuti è affidata alle ciminiere degli inceneritori, mentre l’Italia dovrebbe puntare sulla necessaria riduzione dei rifiuti e all’economia del riciclo e del riutilizzo delle risorse. Tanti comuni italiani hanno raggiunto percentuali del 70-80% di raccolta differenziata coinvolgendo intere comunità di cittadini. Bruciare i rifiuti significa non solo immettere nell’ambiente pericolosissimi inquinanti producendo ceneri dannose alla salute e all’ambiente ma trasforma in un grande affare, concentrato in poche mani, quello che potrebbe essere una risorsa economica per molti.

Le grandi opere con il loro insano e corrotto “ciclo del cemento” continuano ad essere il mantra per questo tipo di “sviluppo” mentre interi territori aspettano da anni il risanamento ambientale. Chi ha inquinato deve pagare. Servono però bonifiche reali, non affidate agli stessi inquinatori e realizzate con metodi ancora più inquinanti; l’esatto opposto delle recenti norme con cui si cerca di mettere la polvere tossica sotto al tappeto. Addirittura il “sistema Mose” diventa la regola, con commissari e “general contractor” che gestiranno grandi aree urbane in tutto il Paese, partendo da Bagnoli.  Questo Decreto anticipa nei fatti le peggiori previsioni della modifica della Costituzione accentrando il potere in poche mani ed escludendo le comunità locali da qualsiasi forma di partecipazione alla gestione del loro territorio..

Il provvedimento si configura come un primo passaggio propedeutico alla piena realizzazione del piano complessivo di privatizzazione e finanziarizzazione dell’acqua e dei beni comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente con la legge di stabilità.

Riteniamo che il Parlamento debba far decadere le norme di questo Decreto chiarendo che le vere risorse strategiche del nostro paese sono il nostro sistema agro-ambientale con forme di economia diffusa, dal turismo consapevole all’agricoltura, dalle rinnovabili diffuse alle filiere del riciclo e del riutilizzo.  Contrastare questo Decreto è un impegno affinché la bellezza del paese non sfiorisca definitivamente sacrificata sull’altare degli interessi di pochi petrolieri, cementificatori e affaristi dei rifiuti e delle bonifiche







SCIOPERO GENERALE 24 OTTOBRE 2014

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JOBS ACT: USB, LA RISPOSTA VERA È LO SCIOPERO GENERALE

24 OTTOBRE 2014 - 24 ORE -

MANIFESTAZIONI IN TUTTE LE REGIONI


Nazionale – giovedì, 09 ottobre 2014
Lo scempio dei diritti dei lavoratori che si è consumato ieri notte in Senato, con la fiducia “in bianco” e di dubbia costituzionalità chiesta dal governo Renzi sul jobs act, può e deve essere contrastata. Lo sciopero generale nazionale di 24 ore, proclamato dall’Unione Sindacale di Base per il 24 ottobre prossimo, è la risposta urgente e netta a queste politiche contro il mondo del lavoro, attuate da Renzi  in continuità con i governi precedenti, in spregio al Parlamento e sotto dettatura della troika.

Di fronte a questo attacco non sono sufficienti le manifestazioni, come quelle proclamate dalla Cgil o dalla Fiom: se si è contro il jobs act si deve scioperare. E lo sciopero generale del 24 ottobre coinvolgerà tutti i settori del lavoro pubblico e privato: dai trasporti alla sanità,  dalla ricerca alla grande distribuzione, con manifestazioni provinciali e regionali nella piazze di tutta Italia.

Piazze in cui l’USB chiama anche tutte le lavoratrici ed i lavoratori precari, i disoccupati, gli studenti, per i quali Renzi sta preparando un futuro di nuova schiavitù, insieme ai pensionati, ai cassintegrati, ai lavoratori in mobilità, che vengono destinati ad una vita di miseria.

L’USB invita inoltre tutte le forze politiche e sociali, tutti i movimenti e le associazioni che hanno espresso la loro opposizione al jobs act, ad utilizzare, sostenere e promuovere lo sciopero generale del 24 ottobre, per dare un forte e inequivocabile segnale di lotta a chi ci vorrebbe privare dei diritti e della dignità.





martedì 7 ottobre 2014

CHI TIRA IL CARRETTINO……E CHI SI
 INTASCA IL PREMIO DI RISULTATO.

Da oltre un anno le condizioni di lavoro per i dipendenti AMA sono cambiate. Con l’estensione del PAP sono aumentati i servizi e i carichi di lavoro, inoltre i trasferimenti hanno raggiunto dimensioni da esodo di massa, creando pesanti disagi ai lavoratori delle zone.
Purtroppo il “capolavoro” confezionato  dalle consulenze esterne, in tandem con i nostri uffici  preposti, ha prodotto una  pianificazione improvvisata che ha messo a dura prova l’impegno di migliaia di operatori e autisti. Ignorare l’apporto di chi vive e lavora sul territorio e affidarsi totalmente al censimento telematico e alle mappe elettroniche significa: 1) non tenere conto delle utenze in nero (domicili non registrati), centinaia di migliaia di cittadini che riversano per strada tonnellate di rifiuti perché privi di cassonetti o mastelli; 2) redigere itinerari improbabili con strade senza uscita, inaccessibili, sterrate e abitazioni prive di numeri civici.  A queste evidenti carenze bisogna aggiungere:  il blocco delle assunzioni a fronte della richiesta di nuovi servizi;  la scarsità di macchine-madri sul territorio a causa di deficienze organizzative nelle officine; le criticità riscontrate negli impianti;  l’insufficiente rapporto fra utenza e azienda, limitato alla linea verde che registra le segnalazioni ma non fornisce risposte tempestive e soddisfacenti alle istanze dei cittadini che esasperati scaricano il proprio malcontento sui lavoratori e non sono incoraggiati a comportamenti virtuosi.
Nonostante siano evidenti le responsabilità, l’Azienda, il Sindaco e la stampa hanno volutamente individuato nei diritti dei lavoratori le “cause di tutti i mali”.
Quindi, trionfo dell’ipocrisia, i nostri dirigenti si sono fatti carico di correggere le storture:
-rimodulare l’art.10 e ridistribuirlo in base alla presenza;
-minacciare di licenziamento i dipendenti con malattie lunghe (quindi affetti da patologie gravi);
-ridurre ad un solo operatore il servizio della base anche se i cassonetti e i giri di raccolta sono
invasi dai rifiuti;
-spalmare il piano ferie da inizio giugno a fine settembre e ridurre la fruizione a Natale e Pasqua;
-aumentare la pressione degli agenti del gruppo ispettivo sui lavoratori invece di incrementare il  
controllo, l’informazione e sanzionare chi non rispetta il corretto conferimento dei rifiuti;
-limitazione alla fruizione dei permessi previsti dalla legge 104.

Oltre al danno la beffa. L’obiettivo del 50% di raccolta differenziata entro il 2014 porterà nelle tasche dei nostri dirigenti un premio di risultato già previsto dal loro contratto, nonostante i superminimi invariati e le sostanziose buonuscite ( il C.d.A. non ha smentito i  500.000 euro a Paolo Passi, campione di incompetenza e protagonista della stagione di parentopoli).
I lavoratori che si sono fatti carico del gap accumulato dall’azienda in anni di malagestione e inefficienza, che continueranno a supportare le deficienze di una pianificazione improvvisata raccogliendo tonnellate di rifiuti sparsi nelle strade vedono peggiorare le condizioni di lavoro, attaccare i loro diritti e non riconosciuto il loro contributo al raggiungimento dello stesso obiettivo.

E le RSU?...prigioniere di CGIL CISL UIL e FIADEL malgrado il mandato avuto dai lavoratori.

Il nuovo C.d.A. doveva rappresentare il cambiamento, ma conferma la celebre frase di un vecchio film: “tutto cambia perché tutto rimanga com’era”.