"Sarà concessa una proroga per Malagrotta, ma è stato conferito al commissario, tra gli altri poteri, anche quello di individuare entro il 31 luglio il sito della nuova discarica di Roma". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente Andrea Orlando, al termine del vertice sull'emergenza rifiuti. All'incontro erano presenti il presidente del Lazio Nicola Zingaretti e il sindaco di Roma Ignazio Marino. All'incontro hanno preso parte il commissario all'emergenza rifiuti delle Capitale, Goffredo Sottile, e il commissario della Provincia, Umberto Postiglione.
La discarica di Malagrotta "sarà prorogata per il tempo strettamente sufficiente", ha dichiarato il ministro. "Stiamo attivando tutti i canali perché i rifiuti vengano portati fuori dal Lazio nel periodo che intercorrerà tra la chiusura della discarica di Malagrotta e la messa in esercizio del nuovo sito. Quanti mesi durerà la proroga? Pochissimi. L'incontro di questa sera si è svolto in un clima fattivo e di grande collaborazione, individuando alcuni obiettivi precisi", ha concluso Orlando.
Zingaretti ha spiegato: "Questa sera non abbiamo parlato di siti alternativi precisi alla discarica di Malagrotta". Invece il sindaco Marino promette: "Con certezza non ci saranno ulteriori proroghe a Malagrotta. Dalla settimana prossima iniziermo una campagna per sensibilizzare i cittadini sulla differenziata, partiranno centinaia di migliaia di lettere".
Malagrotta, indaga la procura
sui rifiuti indifferenziati
L'esposto dei residenti denuncia il mancato rispetto della procedura d'infrazione Ue. E il Codici prepara una class action per le morti sospette a Valle Galeria
A Malagrotta si continua a gettare tal quale. Un gran calderone di rifiuti comuni misti a materiale trattato sversati nella discarica in barba alla procedura d'infrazione dell'Unione Europea e alle disposizioni del prefetto Sottile, che, a fine dicembre, autorizzava solo per cento giorni il deposito del tal quale. A denunciare l'accaduto gli abitanti della Valle Galeria che nell'ultimo mese hanno raccolto in un dossier una serie di foto e video. Immagini, oggetto dell'esposto presentato in procura, su cui i magistrati hanno deciso di vederci chiaro. Il pubblico ministero Alberto Galanti, proprio su questi movimenti sospetti in discarica, ha aperto un fascicolo, per ora ancora senza ipotesi di reato.
Le foto, scattate ad una distanza di circa 500 metri dal luogo all'interno della discarica nel quale si svolgono le attività di conferimento rifiuti, mostrano i camion intenti a gettare sacchi voluminosi non ancora aperti, materassi e rifiuti di grossa taglia. A insospettire i denuncianti, inoltre, la numerosa presenza di gabbiani, immortalati da un video, indice di una presenza di materiale organico fra l'immondizia buttata. In un'immagine del 6 giugno si nota invece la presenza di Fos - la frazione organica stabilizzata, frutto di un trattamento - pronta per essere gettata sopra i rifiuti in parte non pretrattati.
Secondo gli abitanti, inoltre, in seguito alla denuncia e ai diversi articoli apparsi sui giornali locali, sarebbe stato costruito un argine di argilla e scarti di lavorazione per oscurare la visuale dall'esterno. Muro immortalato
dalle macchine fotografiche degli stessi abitanti.
Incendio Acea preoccupazione per nube tossica
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Incendio Acea preoccupazione per nube tossica
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Incendio ACEA-Castellaccio: preoccupazione per la nube tossica
L'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente ha disposto dei campionatori per verifacare la presenza di sostanze nocive nell'aria. Gli attivisti di ReTuVaSa chiedono trasparenza
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Due giorni fa un vasto incendio ha interessato lo stabilimento ACEA (Ex Snia) di Castellaccio, in provincia di Frosinone, dove si produce combustibile da rifiuti destinato agli inceneritori. Una volta domato l'incendio a destare una grande preoccupazione è stata la nube nera sviluppata dal rogo. Visibile anche dalla provincia di Roma, non è escluso che la nube potesse contenere sostanze inquinanti come la diossina e policlorobifenili (PCB).
I RILIEVI DELL'ARPA - L'ARPA intervenuta tempestivamente sul luogo dell’incendio, ha fatto installare dei campionatori automatici per la rilevazione di PCB, IPA e diossina e per la rilevazione dei metalli su PM10 in prossimità dell’impianto. Il campionamento andrà avanti anche la prossima settimana e i risultati delle analisi saranno resi pubblici in seguito.
LE CAUSE DEL ROGO - Secondo alcune indiscrezioni dovrebbe essere andato a fuocol'enorme cumulo di materiale proveniente dalla raccolta differenziata e soprattutto dall'indiferenziato, raggruppato e lavorato nella struttura in un immenso trituratore dal quale fuoriescono pezzetti che vengono successivamente imballati e spediti a San Vittore. A causare l'incendio le alte temperature di questi giorni.
LA DENUNCIA DI RE.TU.VA.SA - "La combustione avvenuta nell’incendio dell’impianto di Castellaccio è suscettibile di aver prodotto un danno grave all’ambiente. Una nube tossica di diossine e pcb, e chissà cos’altro, ha “ossigenato” decine di chilometri quadrati di territorio, con invitabili ricadute sul terreno, coinvolgendo qualche decina di migliaia di persone" si legge nel comunicato stampa divulgato dagli attivisti di ReTuVaSa, un gruppo di cittadini di Colleferro, Anagni e Ferentino, sensibili alle tematiche ambientali, pacifiste e sociali..
TRASPARENZA SULLE ANALISI - Il presidente di ReTuVaSa, Alberto Valleriani chiede "l’apertura di un tavolo istituzionale dedicato, aperto alle associazioni e alla cittadinanza, con la presenza di Regione, Province di Frosinone e Roma, Comuni del comprensorio, che si riunisca sul territorio interessato dalla nube tossica. Inoltre, la massima trasparenza da parte degli enti di controllo e la pubblicizzazione dei risultati delle analisi in questione".
CHIUDERE IMPIANTI - Più duro il coordinatore di Frosinone Francesco Bearzi che auspica una definitiva chiusura di questa tipologia di impianti: "Dopo oltre un decennio dalla sua approvazione, è tempo che la Regione Lazio si decida a chiudere i battenti dell’impianto di cdr di Castellaccio, che ha arrecato enormi disagi alla popolazione del centro abitato di San Bartolomeo, Comune di Anagni, situato a ridosso dell’impianto, dove non sarebbe mai dovuto sorgere per ovvie ed elementari ragioni di tutela della salute della popolazione limitrofa. Si deve ragionare linearmente in termini di chiusura, non si provi a gettare acqua sul fuoco pensando di proporre la trasformazione la struttura di ACEA Aria, la cui funzionalità è sotto gli occhi di tutti, in un “luminoso” impianto di Trattamento Meccanico Biologico".
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